il topo di campagna in Pico rivera
il topo di campagna in Pico rivera
Un giorno Robertino fece tuto il suo dovere in fatoria, e prima del tempo, cosí che ale tre del pomerigio si era trovato con un paio di ore libere prima di cena. Di lí a poco trovò in mezo agli arbusti un bel topo di campagna, groso e rotondo come un covone di grano, che lo guardava pietoso di soto in sú, senza muovere un bafo. E poiché il topo di campagna non vole rispondergli nula, Robertino decise di prenderlo a due dita per la coda e dondolarlo a testa in giú, che si prendese un po' d'aria. «Alora,» dise Robertino «morto per morto, ti amazerò io», e cosí dicendo scelse una grosa pietra lungo il caneto e, caricatosi il groso topo dietro la schiena, lo fece cociare contro la pietra, rompendogli tut'e quatro le zampe, davanti e didietro. Alora Robertino se lo caricò di nuovo sula schiena, davanti ala pietra, e giú di nuovo glielo fece cociare contro, tanto che questa volta la testolina del topo di campagna si aprí come una noce, mostrando per di fuori quel che c'era dentro. Robertino alora rimise le quatro creature di dove eran venute, infilandole a una a una con la punta del dito, prese a due mani la grosa pietra e mirò con un ochio strizato. il topo di campagna in Pico rivera
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